31/03/2015  |  
 
don Alessandro Brandi  |  
Spirito e Vita
«Cristo per noi si è fatto obbediente fino alla morte e a una morte di croce. Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni altro nome»
Il cammino di Quaresima, con la preghiera, l’elemosina, il digiuno ci hanno aiutato a lasciarci interrogare dalla Parola di Dio per la conversione del cuore, riscoprendo in Dio il centro, l’origine e il fine di ogni nostro pensiero e azione.
Con la Domenica delle Palme o della Passione del Signore siamo entrati nella Settimana Santa che ci porterà al cuore dell’anno liturgico: il Triduo Santo in cui celebriamo la passione, morte e risurrezione del Signore Gesù Cristo.
Accompagnando Gesù negli ultimi momenti della sua vita terrena abbiamo modo di contemplare il culmine della sua missione che corrisponde paradossalmente con l’estremo livello della miseria e della sofferenza che l’umana natura possa raggiungere. Gesù umiliato, maltrattato ingiustamente e condannato alla morte più infamante, innalzato sulla croce, diventa polo di attrazione per tutti coloro che sono in cerca di Dio. Una realtà che sconvolge, che non può lasciare indifferenti! Ma lungo tutto il tempo di quaresima il Signore con infinita pazienza, come farebbe un padre o una madre con i propri figli, ci ha insegnato a non giudicare le cose dalle apparenze, a spogliarci delle nostre inutili convinzioni e ad aprirci alla scoperta di un amore disposto a tutto, capace di perdere anche tutto se stesso, per donare salvezza e vita a tutti.
Ecco che la sofferenza della croce trova senso e si apre alla gioia incontenibile della Risurrezione; le ferite di Cristo crocifisso diventano feritoie di una vita nuova dove l’unica logica che resta è quella dell’amore.
Lasciamoci coinvolgere da questo grande esempio, non restiamo spettatori inerti davanti a tutto quello che la liturgia e la Parola di Dio ci mostreranno rendendo di nuovo attuali quei momenti che Cristo ha vissuto duemila anni fa. Parteciperemo anche noi così alla vittoria di Cristo fin da ora, nella vita di tutti i giorni e per sempre!
Croce fedele, fra tutti unico albero nobile:
nessuna selva ne produce uno simile per fronde, fiori e frutti.
Dolce legno, dolci chiodi che sostenete il dolce peso.
Celebra, o lingua, la vittoria del glorioso combattimento,
e racconta del nobile trionfo davanti al trofeo della croce:
in che modo il redentore del mondo, pur essendo vittima, abbia vinto.
Ecco, egli langue, abbeverato di fiele,
poiché le spine, i chiodi e la lancia hanno trafitto il mite suo corpo,
da cui sgorgano sangue ed acqua:
in quel fiume sono lavati la terra, il mare, il cielo, il mondo.
Piega i rami, o albero singolare, rilascia le fibre tese,
si addolcisca quel rigore che natura ti diede
ed offri un mite sostegno alle membra del re celeste.
Tu solo fosti degno di sostenere la vittima del mondo;
tu solo fosti l’arca degna di procurare un porto al naufrago mondo;
tu, bagnato dal sacro sangue scaturito dal corpo dell’agnello.
Sia gloria eterna alla beata Trinità;
uguale onore al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Tutto il mondo dia lode al nome di Dio, uno e trino.
(dall’inno del Venerdì Santo Crux fidelis)