Morire per dare frutto


 22/03/2015  |     don Alessandro Brandi  |   Spirito e Vita



«Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto»
(Gv 12,24)

Una domanda, forse sorta semplicemente dalla curiosità, muove l’azione della scena evangelica di questa domenica: «Vogliamo vedere Gesù».  A partire da questa richiesta giunta da parte di alcuni greci, pagani, persone estranee alla fede in Dio, Gesù riconosce la sua “ora”, l’ora della sua glorificazione. Ma la rivelazione di Gesù come Figlio di Dio e Signore a tutte le genti, credenti e non, sorprendentemente, avviene in un modo del tutto particolare, passando attraverso la sofferenza e la morte per portare frutto, come il seme che gettato nella terra marcisce per germogliare a nuova vita.

Questo programma di vita non vale solo per Gesù, ma chiunque voglia seguirlo deve prepararsi a percorrere lo stesso cammino: odiare la propria vita in questo mondo per conservarla per la vita eterna. Ciò significa decidere di vivere la propria esistenza in uscita, con il baricentro spostato fuori di sé, verso Dio e verso l’altro, mai ripiegati sui propri bisogni e sui propri desideri. Certo vivere in questo modo comporta l’esporsi a rischi, a sacrifici, richiede umiltà e coraggio. Gesù stesso è stato più volte assalito dalla paura e dalla angoscia, sapendo di dover passare al vaglio di dolorose prove – «Adesso la mia anima è turbata» (Gv 12,27) – ma la fiducia incondizionata verso Colui che lo ha mandato lo porta a pensare più alla gloria del Padre e alla salvezza di ogni uomo, più che a salvare se stesso. Così egli può arrivare fino in fondo da vincitore, per rendere partecipi tutti noi della sua vittoria.

L’esempio che Cristo ci ha lasciato ci consola e ci invita a riflettere, soprattutto in questo ultimo tratto della quaresima, perché anche noi impariamo a fare nostra la prospettiva della Pasqua, ad essere seme che muore per dare frutto ed essere dono di amore e di speranza per gli altri, uniti strettamente a Cristo, sorretti dallo Spirto Santo, per la gloria di Dio Padre.
 
Signore, io conosco la mia debolezza!
Liberami dall’egoismo,
dalle mie sicurezze,
affinché io non tema più la sofferenza che strazia.
Quanto sono indegno d’essere apostolo.
Rendimi forte contro le difficoltà.
Fa’ che non mi preoccupi
della saggezza del mondo.
Accetto d’essere trattato da pazzo,
per Gesù, Maria, Giuseppe…
Voglio mettermi ancora alla prova,
pronto a ogni conseguenza,
incurante delle conseguenze,
perché tu mi hai insegnato
ad affrontare ogni consa.
Se mi ordini di dirigere i miei passi coraggiosi verso la croce,
io mi lascio crocifiggere.
Se mi ordini di entrare nel silenzio
del tabernacolo fino alla fine dei tempi,
me ne avvolgerò,
con passi avventurosi.
Perderò tutto:
ma mi resterai tu.
Il tuo amore sarà là
a inondare il mio cuore
d’amore per tutti.
La mia felicità sarà totale…
È per questo che io ripeto:
Ti ho scelto.
Non voglio che te
e la tua gloria.
(Card. François-Xavier Nguyen Van Thuan)


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