14/03/2015  |  
 
don Alessandro Brandi  |  
Spirito e Vita
«Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna»
(Gv 3,16)
Nell’austero cammino dei quaranta giorni nel deserto quaresimale un’oasi si apre sul percorso per incoraggiarci a dirigerci con rinnovato impegno e salda convinzione verso la Pasqua sempre più vicina. È la domenica “Laetare”.
«Rallégrati», l’invito con cui si apre la liturgia di oggi. Ma qual è il motivo di tanta letizia? Attraverso la vicenda di Israele, che a causa della sua infedeltà verso Colui che lo aveva tratto in salvo dalla schiavitù e dall’oppressione si ritrova nuovamente schiavo, saccheggiato e deportato, brilla ai nostri occhi l’ostinata fedeltà di Dio che nonostante tutto continua ad amare il suo popolo e, perdonando il suo peccato, lo riporta alla libertà e alla prosperità. Ecco la buona notizia che ci dà coraggio e ci rinvigorisce nel percorso della quaresima e nel faticoso cammino quotidiano della nostra vita.
L’amore smisurato di Dio verso l’uomo raggiunge il culmine nel dono che il Padre fa del suo Figlio, venuto a noi come uomo per prendere su di sé i nostri peccati, inchiodarli alla croce, e donarci la sua stessa vita, vita rinnovata, vita da risorti. Questo smisurato amore non mostra solo misericordia, ma diventa origine di giudizio per noi che siamo posti difronte al segno di Cristo innalzato sulla croce. Per ogni uomo diventa necessario confrontarsi con la logica totalmente controcorrente di chi è disposto ad offrire la sua stessa vita per amore. Fino a che punto siamo disposti a spingerci per le persone che amiamo? E per quelle che si sono mostrate ingrate e infedeli verso di noi? La risposta a questa domanda dipenderà dalla nostra capacità di accogliere nella nostra vita o rifiutare la croce di Gesù, che ci invita a rallegrarci perché perdonati e amati senza misura e a perdonare ed amare altrettanto smisuratamente.
Come l’amore umano quando trabocca e diviene più forte di coloro che lo ricevono trae gli amanti fuori di sé, così l’amore che Dio ha per gli uomini lo ha svuotato: Dio non invita il servo che ama rimanendo al suo luogo, ma lui stesso discende a cercarlo, essendo ricco viene alla dimora del povero, presentandosi dichiara direttamente il suo amore e cerca eguale amore; respinto non si allontana, di fronte all’insolenza non si adira, scacciato sta alla porta e fa di tutto di mostrarsi vero amante, martoriato sopporta e muore.
(Nicola Cabasilas, La vita in Cristo)